Comunicazione nello sport
Mi stupii molto quando scoprii che Phil Jackson, l’allenatore dei Chicago Bulls di Michael Jordan del double threepeat aveva inserito tecniche di meditazione zen prima della partita e utilizzato schemi d’attacco costruiti sulla circolazione dell’energia facendo di MJ il punto di convergenza dell’energia stessa. Mi dissi: “Wow! Questo ha capito tutto”. Sono andato a rivedere le facce dei giocatori dei Bulls negli ultimi secondi di molte partite e la cosa che più mi ha impressionato è stato vedere come, a differenza degli avversari, non c’era esaltazione per il punto in più conquistato né paura del punto in meno che poteva pregiudicare l’esito dell’incontro. Erano tranquilli, sereni, proattivi.
Oggi diverse aziende e atleti praticano la disciplina della
mindfullness perché ormai ci si è resi conto di come la mente giochi a favore di ogni sfida.
Da anni lavoro sulla
neuro-estetica e sulle
istruzioni neuro associative e devo dire che i risultati sono entusiasmanti. Una squadra, un gruppo, che sa usare la parola, i simboli, per programmare il subconscio e influenzare volontariamente la propria mente trova nei momenti di difficoltà maggiori risorse rispetto a chi svolge un lavoro prettamente fisico. La squadra ha bisogno di stare insieme e la conoscenza dei tipi psicologici accelera il processo. Solo un supersforzo può garantire qualità nei momenti di stanchezza attraverso una comprensione nuova e più profonda delle emozioni che portano alla vittoria.